Ti racconto la depressione

Non c'è più ragione per vivere quando ti senti senza speranza. Ho conosciuto una tristezza nuova, assoluta, totalizzante che ti travolge completamente dall’interno verso l’esterno per poi annullare ogni piccolo residuo della tua vita. 

È cominciato tutto senza motivo. Avevo una bella casa, un partner amorevole, un buon lavoro e due figli stupendi, ma poi in pochi giorni è crollato tutto.

Cos’è questa tristezza infinita? Cosa mi succede? Non capisco! Non ho nessuna malattia, ho fatto le analisi del sangue e tutti gli accertamenti. Il mio medico di famiglia dice che fisicamente sto bene. Allora perché da un giorno all’altro sto così male? Cosa ho fatto per meritarmi questa tortura?

Nulla ha più lo stesso sapore, nulla mi dà più lo stesso piacere di prima. Amavo cucinare e gustare piatti ricchi e conditi, ma adesso non provo più nulla. Non sento altro che dolore e niente mi dà sollievo, nemmeno la presenza dei miei cari. Mi sento un peso per loro, non faccio altro che stare tutto il giorno a letto. Dapprima non avevo voglia di alzarmi, adesso non ho più le forze per farlo. Con il passare del tempo anche il fisico ne ha risentito.

Non mangio, non bevo, non dormo. Ogni notte è una lotta con l’insonnia. Stare per ore con gli occhi sbarrati sperando solo di riuscire a spegnere quel giorno il prima possibile senza riuscirci. Fissare il soffitto fino a notte fonda con il dolore seduto accanto a me. Prima o poi ti addormenti, ma ciò significa che dovrai anche svegliarti e affrontare una nuova giornata che non hai le energie per gestire. E la situazione peggiora di giorno in giorno.

Mi tormenta il pensiero che i miei cari possano ammalarsi e che sia tutta colpa mia che li ho abbandonati e non mi curo più di loro. 

Forse dovrei mettere fine a tutto questo dolore. Penso spesso alla morte come ad una salvezza, un sollievo per me e per i miei cari. Vorrei tanto non ri-svegliarmi più uno di questi giorni.

Mi ricordo che durante l’infanzia la mamma aveva dei momenti simili. Stava a letto per diversi mesi e poi si riprendeva, ma diventava sempre più magra, fino a consumarsi. Se n’è andata presto, troppo presto.

Papà diceva che soffriva di nervi. “Tirati su! Dai!” le diceva invitandola a lavarsi e vestirsi. Ma lei piangeva ancora di più. Non ho mai capito cosa provava mia madre fino ad ora. 

Perché papà non le ha mai detto di cercare aiuto? Ha sempre e solo aspettato che le passasse. Voglio che questo incubo finisca, devo vedere degli altri medici, qualcuno saprà che cos’ho. Mi decido a costringere il mio partner a portarmi da qualcun altro. Stavolta un medico diverso: una psichiatra.

“Si tratta di depressione.” mi dice dolcemente la dottoressa. “Anche sua madre ne soffriva, ci sono dei farmaci sicuri che possiamo usare per farla uscire da quest’incubo, ma è una malattia cronica, potrebbe tornare…” aggiunse toccandomi gentilmente la mano. 

Non riuscii a trattenere le lacrime. Con un solo sguardo aveva capito tutto. Per la prima volta qualcuno sapeva che questo male non era colpa mia, che non bastava “tirarsi su” per uscirne. Avevo bisogno di aiuto e lo avevo finalmente trovato. 


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