Il Binge eating

Ti capita mai quel momento in cui svuoti il frigo o la dispensa?


Quelle volte in cui ti prende un impulso irrefrenabile di riempirti lo stomaco senza fermarti, senza rispetto per te stessa né per il tuo corpo. Come se volessi farlo esplodere per non eliminarlo e non sentire più nulla. Eppure lo sai che tutto parte dalla testa. Altro che fame!

Hai appena finito di pranzare e sei assolutamente sazia, ma provi quel senso di vuoto, dolore, angoscia, terrore. E vorresti avere un mattone per ingoiarlo e cancellare subito quel vuoto dentro di te. Vuoi riempirti fino a scoppiare, vuoi inondare di schifezze quell’insopportabile sofferenza. Vuoi coprirlo con patatine fritte, merendine scadute, biscotti induriti, con qualsiasi cosa a portata di mano. Cominci aprendo il frigorifero e prendendo il meglio. Poi passi alla dispensa e scuoti anche quelle. Intere confezioni di marmellata con il pane, anche il burro è finito ormai. 

In meno di un’ora ti abbuffi di qualsiasi cosa ti capita a tiro: pan bauletto e nutella, biscotti al cioccolato, latte, patatine in busta e quando tutto il cibo spazzatura è finito ti butti su qualsiasi altra cosa a portata di mano. Anche quel tonno in scatola. “Chissà da quando è lì” ti chiedi per un attimo, ma poi riprendi la tua foga alimentare e mangi la simmental, il mais, persino le carote crude, magari senza nemmeno sbucciarle. E arrivi al punto in cui tutto quello che provi è uno sgradevole senso di pienezza fisica che ha cancellato quel dolore troppo intenso da sopportare. “Sollievo, finalmente.” pensi beata. Ma dura poco. Cominci a sentire la nausea e il mal di stomaco. “Non devo vomitare” ti dici. È allora che compaiono i tuoi secondi peggiori nemici dopo quel dolore: il senso di colpa e di vergogna. “Cosa ho fatto? Faccio schifo! Perché mi riduco così. Adesso ho solo voglia di scomparire, non sopporto questo mal di pancia! Basta vattene via!” pensi scoppiando in lacrime. Ma piangere ti fa venire i conati e allora cerchi di stenderti per far scendere tutte le schifezze che ti hanno riempito.

“Non finirà mai tutto questo. Sarò sempre più obesa.” pensi. 

Ma ad un tratto rientra qualcuno in casa. “Ho finito prima al lavoro!” dice tua madre salutandoti. “Ti senti bene?” aggiunge appena ti vede. 

“Sì, mamma, ho solo mangiato un po’ troppo.” rispondi. 

“Hai una faccia! Ti do qualcosa per digerire? Ti faccio una tisana?” ti chiede con dolcezza la genitrice aprendo la dispensa. “Lo sapevo...lo hai fatto di nuovo, vero?” 

Rimani in silenzio, tua madre sa tutto. La vergogna ti assale ancora di più. Tua mamma si siede sul divano insieme a te, ha una faccia stranamente dolce. Non sembra arrabbiata come al solito.

Carezzandomi il viso mi dice: “Forse sei abbastanza grande per sapere adesso. Quando avevo la tua età anch’io mi abbuffavo. Pesavo 80 chili. Ma ne sono uscita, ti porterò da una professionista. Fidati di me. Se mi vuoi un briciolo di bene vestiti e non fare storie, ti porto subito.”

Scoppiai a piangere e l’abbracciai. Quel giorno, per la prima volta nella mia vita ho pensato di poter stare meglio. 

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