L'autismo non è un film

Capita spesso di leggere o guardare una serie tv in cui il protagonista o uno dei personaggi è autistico o ha la cosiddetta sindrome di Asperger. Ma il ritratto che viene fuori da queste storie è troppo edulcorato?


Negli ultimi anni l’autismo è considerato come una condizione più o meno grave. È come uno spettro di colori che va dal bianco al nero: il bianco è una persona che non ha nessun tratto autistico, il nero è una persona gravemente malata e portatrice di handicap a causa dell’autismo. La sindrome di Asperger è considerabile come un grigio molto chiaro, più vicino al bianco che al nero. Tuttavia è la modalità che viene più spesso rappresentata negli show televisivi.


Sheldon Cooper, Sam Gardner o Temple Grandin (personaggio realmente esistito) sembrano essere particolarmente intelligenti o addirittura brillanti. Certo hanno numerose bizzarrie e stranezze. Sheldon Cooper ha un intenso interesse per i treni e Sam Gardner per i pinguini. Hanno memorizzato centinaia di informazioni al riguardo e ne parlerebbe per ore se qualcuno non li interrompesse. 


Non si curano, però, alla stessa maniera, degli interessi e passioni altrui. Non colgono i loro scherzi, il loro sarcasmo, non ne capiscono i gesti, le inflessioni della voce. Non sanno quali emozioni provano gli altri perciò le conversazioni sono spesso a senso unico.

Spesso ci sono anche dei comportamenti, movimenti o delle frasi ripetitive. Le persone nello spettro dell’autismo amano la routine ed odiano i cambiamenti. Vorrebbero fare sempre le cose allo stesso modo e quando ciò non è possibile danno di matto. Anche sul cibo Sheldon non transige: è estremamente rigido su cosa mangiare e in che giorno della settimana un piatto DEVE essere consumato. 


Infine tutti questi personaggi non tollerano il contatto fisico: abbracci, baci e sesso sono off-limits. Sono ipersensibili a stimoli sensoriali che la maggior parte della gente nemmeno considera (suoni, rumori, contatto con la pelle umana). 


Nonostante queste stranezze i personaggi che vengono rappresentati sono sempre divertenti, interessanti, di successo e con diverse relazioni. E se la verità fosse ben diversa?

In realtà la maggior parte delle persone nello spettro autistico ha un ritardo mentale e vive con i genitori in maniera non autonoma.


È ammirevole lo sforzo degli sceneggiatori di de-stigmatizzare, dare speranza e far conoscere agli spettatori a questa condizione. Al di fuori dalla finzione bisogna capire che l’autismo è una malattia difficile, ma non impossibile da affrontare.


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